Sabrina e Cosima rimangono in carcere
La Corte Europea dei diritti dell’uomo ha confermato la permanenza in carcere di Sabrina e Cosima, ritenendo inammissibile il ricorso presentato dagli avvocati delle due donne. La decisione, che ha sorpreso molti, rappresenta l’ennesimo capitolo di una vicenda giudiziaria complessa legata all’omicidio di Sarah Scazzi. Dalla condanna all’ergastolo, inflitta in tutte le tre fasi del processo, le due donne avevano cercato di riaprire il caso intervenendo presso la Corte di Strasburgo, ma senza successo.
Il ricorso, risalente al 2018, metteva in discussione le procedure adottate dai tribunali italiani e la legittimità della sentenza definitiva emessa. Tuttavia, le motivazioni esposte dai legali di Sabrina e Cosima non hanno trovato accoglimento. La Corte ha infatti stabilito che non vi fossero elementi sufficienti per giustificare un riesame del caso. La pena di ergastolo, equivalente a 26 anni in Italia, rimane quindi inapplicabile per le ormai note implicazioni legate alla loro condanna.
Le due donne, attualmente in carcere, potrebbero, dopo aver scontato un certo numero di anni, richiedere permessi o libertà vigilata, sempre a discrezione del giudice, considerando il loro comportamento in carcere.
Decisione della Corte Europea
La Corte Europea dei diritti dell’uomo ha dichiarato “inammissibile” il ricorso presentato dai legali di Sabrina e Cosima, sottolineando l’infondatezza delle motivazioni addotte. Questo pronunciamento segna un importante capitolo nell’iter processuale legato all’omicidio di Sarah Scazzi, avvenuto nel 2010, che ha visto le due donne condannate all’ergastolo dopo un processo caratterizzato da numerose controversie legali.
La richiesta di riesame da parte degli avvocati era basata su presunti errori nelle procedure giudiziarie italiane, in particolare riguardo ai diritti di difesa durante i processi. Tuttavia, i magistrati di Strasburgo hanno ritenuto che non ci fossero prove sufficienti a sostenere tali affermazioni e che le decisioni dei tribunali italiani fossero state adeguatamente motivate.
Il pronunciamento della Corte Europea evidenzia anche la ferma posizione della giustizia italiana in casi di delitti di particolare gravità. Le condanne definitive, sostenute da prove schiaccianti, costituiscono un fattore determinante nella valutazione della legalità e della giustizia nell’ambito di questo processo. Pertanto, Sabrina e Cosima rimarranno in carcere, aspettando opportunità future che potrebbero permettere un eventuale riesame della loro situazione.
Richiesta di riapertura del caso
Nel 2018, Sabrina e Cosima hanno intrapreso un ultimo tentativo per riaprire il caso riguardante l’omicidio di Sarah Scazzi, finendo per presentare un ricorso presso la Corte Europea dei diritti dell’uomo. Gli avvocati delle due donne hanno sostenuto che vi fossero elementi di illegittimità nelle procedure processuali che avevano condotto alla loro condanna all’ergastolo. Il ricorso mirava a sollevare dubbi significativi riguardo alla validità delle sentenze sancite nei tre gradi di giudizio che avevano già definitivamente stabilito la loro colpevolezza.
La strategia legale dei difensori è stata incentrata sull’argomentazione di presunti vizi procedurali e sui diritti di difesa, elementi che, a loro avviso, avrebbero condizionato l’esito del processo. Tuttavia, la Corte Europea ha ritenuto tali motivazioni non sufficientemente fondate, concludendo che le questioni sollevate non giustificavano un riesame del caso. Questa pronuncia ha confermato la solidità della condanna originale e il rispetto delle procedure legali italiane durante il processo.
Nonostante gli sforzi, il risultato rimane chiaro: Sabrina e Cosima continueranno a scontare l’ergastolo, una situazione che fa parte della più ampia e complessa narrativa legale che circonda un caso giudiziario di così alta notorietà. La decisione della Corte di Strasburgo rappresenta un ulteriore blocco alle aspirazioni di libertà delle due donne, bloccando qualsiasi nuova possibilità di revisione nei prossimi anni.
Posizione di Michele Misseri
All’interno di questa complessa vicenda, emerge la figura di Michele Misseri, il quale si è sempre dichiarato unico responsabile del delitto di Sarah Scazzi. Misseri, condannato a otto anni di carcere per soppressione di cadavere e inquinamento delle prove, ha ottenuto una riduzione di pena per buona condotta e attualmente è un uomo libero. Questa libertà, tuttavia, non ha attenuato la disputa sulla verità dei fatti, poiché le sue affermazioni continuano a generare scetticismo.
In diverse occasioni, Michele Misseri ha rilasciato dichiarazioni contraddittorie, esprimendo un appello di perdono nei confronti di Sabrina e Cosima. Durante un’intervista nel programma di Rai condotto da Salvo Sottile, FarWest, ha affermato: “Sabrina e Cosima, perdonatemi per quello che ho fatto. Cosima non ti ho mai messo in mezzo, ma Sabrina me l’hanno fatta mettere in mezzo. Non è stata colpa mia, mi hanno imbambolato.”
Tali affermazioni, tuttavia, non convincono il pubblico e le autorità, che vedono in Michele una figura centrale nella narrazione di questa tragedia. La condanna che ha subito, sebbene minore rispetto a quella delle donne, lo colloca in una posizione di ambiguità, alimentando i dubbi sulla piena verità del caso. Nel frattempo, Sabrina e Cosima, benché inferiori di numero rispetto alle evidenze, continuano a rivendicare la loro innocenza, creando una dualità di posizioni che complica ulteriormente la ricerca di giustizia.
Impatto della serie Disney+ sulla situazione giudiziaria
L’uscita della serie su Disney+ dedicata all’omicidio di Sarah Scazzi ha suscitato un notevole interesse mediatico, ma ha avuto un impatto marginale sulla situazione giudiziaria di Sabrina e Cosima. Nonostante l’attenzione sollevata dalla trama e dai suoi protagonisti, i giudici della Corte Europea hanno dimostrato di non lasciarsi influenzare dalle rappresentazioni artistiche della vicenda. La decisione di non ammettere il ricorso delle due donne ha messo in luce la ferma posizione della giustizia rispetto a casi di tale gravità.
La serie, pur narrando dettagli e sfumature sul delitto, non è riuscita a generare un cambiamento nel parere giuridico che ha già portato a sentenze definitive. Infatti, la Corte ha ribadito l’inammissibilità delle motivazioni proposte dai legali, dimostrando che la rappresentazione popolare non altera le evidenze legali e procedurali già stabilite. Alcuni esperti hanno espresso scetticismo sulla capacità di una narrazione fiction di influenzare decisioni giuridiche in un contesto tanto serio, che riguarda diritti e libertà fondamentali.
Così, mentre il pubblico può essere affascinato dalle reinterpretazioni artistiche di un dramma reale, il sistema giudiziario rimane ancorato ai principi di legalità e alle evidenze fattuali presentate nel corso del processo. Le speranze di Sabrina e Cosima di vedere la loro situazione mutare grazie all’attenzione mediatica sembrano, al momento, svanire.